Dialogo interculturale

I fumetti e la metafora della diversità

i fumetti e la metafora della diversità

Tre anni fa, nel corso del convegno di UNAOC (United Nation Alliance of Civilization) svoltosi a Vienna, il Segretario Generale dell’ONU, Ban Kii-Moon ricordava come la maggior parte dei conflitti che oggi tormentano il pianeta siano determinati non da motivazioni economiche o di potere, quanto piuttosto da differenzi culturali, linguistiche, etniche e religiose. “Giorni di un futuro passato”, il film più significativo della saga degli eroi a fumetti X-Men, racconta esattamente come il timore della differenza porti alla violenza, al sopruso e al conflitto. E come la chiave di volta sia la fiducia. La fiducia che ha Mystique (una mutante) nel genere umano e che la porta a schierarsi dalla sua parte contro il suo simile Magneto, salvando il mondo da una guerra sanguinosa e sancendo, di fatto, l’inizio di una nuova vita per tutti. In linea con i suoi eroi, Marvel, il marchio che ha creato alcuni dei più amati personaggi a fumetti, celebrando il settantacinquesimo anniversario della sua storia, ha deciso di andare decisamente in questa direzione, annunciando la volontà di far interpretare, in futuro, Thor da una donna e Capitan America da un uomo di colore. Questa scelta è, del resto la logica conseguenza, dell’introduzione nelle storie della casa editrice americana di personaggi ispanici, pakistani, femminili e via dicendo, proprio per enfatizzare questo cambiamento strategico e culturale.
“I fumetti della Marvel – ha dichiarato il direttore Alex Alonso al Los Angeles Times – sono al massimo quando sono in grado di raccontare cosa succede nel mondo in questo preciso momento. Questa è la nostra forza, che risale a Stan Lee (lo storico ideatore di moltissimi personaggi Marvel, ndr), vale a dire la nostra abilità di raccontare le questioni sociali o il tema del giorno attraverso la metafora o il confronto”.
Per fare questo l’azienda sta, ovviamente, anche discutendo sulla situazione al proprio interno. Il numero di donne che lavorano nell’ambiente dei fumetti, per esempio, è sempre stato compreso tra l’8% e il 15% e quello di persone appartenenti ad altre etnie, anche più basso. Per dare un segno concreto di mutamento, anche questi numeri dovranno cambiare. Negli Stati Uniti, un esempio potrebbe essere la regola introdotta da Dan Rooney, proprietario dei Pittsburgh Steelers, e adottata dalla NFL (National Football League) dal 2003 che raccomanda di fare colloqui con candidati appartenenti alle minoranze per ruoli di capo allenatore o ruoli dirigenziali. “Credo – ha dichiarato Alonso – che nei prossimi mesi faremo degli annunci che apriranno parecchie menti e che elettrizzeranno le persone”.