Culture

Gillo Dorfles e i prossimi 100 anni

Gillo Dorfles e i prossimi 100 anni

Abbiamo chiesto a Gillo Dorfles, artista, scrittore, filosofo che ha compiuto 106 anni nel 2016, di proporci una riflessione su cosa portarsi nei prossimi 100 anni. Ecco le sue considerazioni.

“La storia – dice Dorfles – è sempre con noi, anche se siamo condizionati continuamente da nuove tecnologie che trasformano il mondo, tutti i giorni sotto i nostri occhi. Cent’anni per la storia dell’umanità sono pochi, per una persona, soprattutto se ha vissuto e vive tra l’inizio del secolo scorso e questo nostro presente, questo periodo di tempo non è solo lungo, è probabilmente il più ricco di trasformazioni, invenzioni, scoperte, ma anche contraddizioni che la storia dell’umanità fino ad ora ci ha mostrato. Chiedersi cosa porterei con me nei prossimi cent’anni, significa fare delle scelte, rispetto alla vita di ciascuno di noi; in un certo senso imporre anche agli altri ciò che mi è stato più vicino e utile. Comunque proviamo a fare alcune riflessioni e individuare alcuni percorsi”.

“In primo luogo – ha proseguito Dorfles – tutte le grandi scoperte della medicina che ci ha consentito di sopravvivere al consumo del tempo; ma anche tutte le straordinarie invenzioni della tecnologia rispetto al viaggiare e al trasporto, treni, aerei e soprattutto l’automobile, vero protagonista per vivere concretamente e da vicino la libertà di movimento e di pensiero. Come sarei potuto andare, solo due anni fa,in Cornovaglia,a visitare la fondazione della mia amica, grande scultrice, Barbara Hepworth, senza il lento e progressivo avvicinamento in auto. La scelta di poter scegliere il lento o il veloce, ecco una grande conquista che vorrei portare con me nei prossimi cent’anni!”

“La scoperta che il cibo – ha poi aggiunto Dorfles – è una delle espressioni crulturali più importanti per comprendere le diverse civiltà, appartiene alla grande intuizione di Claude Lèvis-Strauss, con il suo “Il crudo e il cotto”(1964) ma nello stesso ci ha permesso di esperimentare gusti, piatti, accostamenti, prima impensabili. Dobbiamo portare con noi questa straordinaria biodiversità, anche se personalmente berrò sempre vino rosso, e in particolare il Cannonau sardo, anche nei prossimi cent’anni, mettendo alcune gocce di buon aceto sul pesce. Anche queste forme di libertà sono da portare con noi nella prossima vita futura!”

“Accanto alla medicina – ha proseguito Dorfles – fondamentale è portarsi con sé il fatto che la persona non è soltanto corpo,è pensiero, è coscienza di sé; in sostanza la psicoanalisi, la psichiatria, ci hanno insegnato, senza comunque indicare ricette certe e precise, che la complessità del nostro esistere supera ogni possibile definizione empirica. Non caso, prima d’intraprendere la strada dell’arte e dell’estetica, ho studiato medicina, specializzandomi in psichiatria, e questa esperienza mi è stata fondamentale non soltanto per comprendermi e comprendere meglio gli altri, ma soprattutto per capire che nell’arte la dimensione, cosiddetta “irrazionale”, determina le grande rivoluzioni espressive”.

“Certamente – ha aggiunto Dorfles – la libertà di vestirsi e di accostare colori e forme diverse, fa parte non solo di una serie di movimenti libertari del secolo scorso, ma rappresenta una conquista che è necessario mantenere, per evitare la logica della “divisa” e del conformismo. Come ho scritto in un mio piccolo saggio, dedicato ai conformisti, cerchiamo di evitare di portare nel prossimo secolo alcuni atteggiamenti che hanno dominato i nostri ultimi decenni: ‘è l’anonimo protagonista dei villagi-vacanze, ed è lo stesso che si mimetizza, snob tra gli snob, nella spiaggia più esclusiva. Ai funerali applaude appena esce la bara. Al concerto di musica classica agita la mano come fosse lui a dirigere l’orchestra’. Speriamo in bene di non ritrovarli nel prossimi cent’anni”.

“Infine – ha dichiarato Dorfles – ho sempre amato l’eclettismo, contro un’arida specializzazione che crede di trovare la verità nelle specializzazioni;certamente quest’ultime sono fondamentali per risolvere le questioni pratiche del vivere quotidiano, ma dobbiamo essere sempre aperti alla curiosità, perché risiede in ciò che non conosciamo la ragione di guardare sempre avanti, anche rischiando percorsi inconsueti e non facilmente prevedibili. Nella mia vita, gli incontri più interessanti che mi hanno fatto comprendere che il futuro appartiene a tutti e tutti possono essere protagonisti, appartengono a uno sguardo rivolto al di fuori dei tradizionali recinti delle accademie e dei saperi costituiti, forti e restii a comprendere il “nuovo””.

“E’ necessario – ha concluso Dorfles – portare con noi questa curiosità, sempre e non solo nei prossimi cent’anni, altrimenti ci potremmo trovare , in un prossimo futuro, in un sorta di nuovo stato “primitivo”. E’ meglio una consapevole approssimazione che affidarci alle certezze di saperi “preconfezionati”; viviamo in mezzo all’approssimazione, diremmo quasi che senza approssimazione la nostra vita diventerebbe impossibile, e ancora di più la nostra arte. Allora guardiamo in avanti, non temendo di sbagliare, perché l’errore mostra tutta l’umanità di cui siamo capaci. Anche nei prossimi cent’anni, porteremo con noi la certezza dell’errore; basta saperlo cogliere, aprendo la conoscenza al mondo senza preclusioni, ma con una sana consapevolezza che l’approssimazione, per noi umani, è una forma di verità””.

Testo raccolto da Aldo Colonetti

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