La relazione medico-paziente, che per tempo immemore si è basata sul rispetto reciproco dei ruoli, oggi si sta incrinando pericolosamente: sono sempre di più i pazienti che si auto-medicano o che si rivolgono alle cosiddette terapie alternative che non hanno un fondamento scientifico.
Questo rapporto si sta incrinando non solo per un analfabetismo scientifico imperante, ma anche per il fatto che i moderni mezzi di comunicazione hanno introdotto un nuovo modo di informare. Un modo certamente più rapido e certamente più capace di raggiungere numeri impensabili solo pochi anni fa, ma indubitabilmente più pericoloso perché incapace di sapere distillare le informazioni più veritiere.
Votata quindi al mito della velocità, l’informazione oggi in tema di salute risulta spesso superficiale o addirittura, strumentalmente, falsata e la conoscenza che ne deriva risulta ‘liquida’: l’approfondimento lascia il posto alla superficialità, prevalgono le opinioni sui fatti, l’emotività prende il sopravvento sulla realtà. Oggi, possiamo curare tutto con le staminali – dalla calvizie all’impotenza, dalla malattia di Alzheimer ai tumori – senza che vi sia alcuna solida evidenza scientifica che ciò possa realmente accadere.
Oggi, non vacciniamo i nostri figli anche se i rischi che facciamo correre loro quando li vacciniamo sono straordinariamente inferiori ai rischi che correrebbero se venissero colpiti dalle malattie per la quali li vacciniamo.
Oggi, non mangiamo la carne rossa perché un aumentato introito di proteine animali aumenterebbe la mortalità per cancro e diabete; peccato che questo è stato dimostrato succedere alle persone tra i 50 ed i 65 anni e che dopo tale età, invece, accade esattamente il contrario.
Siamo, quindi, destinati ad abdicare al sogno di una società della conoscenza, certamente più equa e solidale, a favore di una società della non conoscenza? Anche se così fosse, vale comunque la pena provare a fare una riflessione profonda sul tema salute per evitare che dalla non conoscenza si arrivi alla truffa aggravata e deliberata nei confronti di quei pazienti che, perdendo dignità e speranza, diventano la preda ambita di ‘santoni’, professionisti senza scrupoli, che approfittano della loro disperata sofferenza.
Testo di Gianvito Martino, professore universitario e direttore della Divisione di Neuroscienze e dell’Unità di Neuroimmunologia e della BMW Research Unit OSR che partecipa al progetto SpecialMente per Dynamo Camp, offrendo supporto medico e organizzando attività volte alla formazione.