Cathy Hutchinson e John Donoghue, professore di neuroscienze alla Brown University in Rhode Island. Due vite che si incontrano. Cathy è stata colpita da stroke nel 1996 e da allora vive su una sedia a rotelle senza poter controllare nessuna parte del suo corpo. La sua vita da allora è fatta di dipendenza dagli altri in tutto e per tutto.
John invece studia il cervello e cerca di comprendere, con gli scienziati del laboratorio nel quale opera, come i comportamenti celebrali possano essere utilizzati per aiutare le persone colpite da paralisi. “Studiamo – spiega Donoghiu – come i neuroni rappresentano e modificano le informazioni trasformandole in movimento… Attraverso i nostri studi e le conoscenze che abbiamo acquisito sulla rappresentazione del movimento, siamo arrivati a tradurre le nostre scoperte in applicazioni cliniche, nelle quali persone paralizzate possono utilizzare i loro neuroni direttamente per controllare delle apparecchiature esterne”.
Da queste premesse, l’Università di Brown ha costituito un team di scienziati e ingegneri che lavorano a stretto contatto, ogni giorno, in modo da sviluppare in modo congiunto delle interfacce capaci di ridare indipendenza agli esseri umani affetti da queste patologie, aumentandone le capacità.
Queste scoperte aprono nuovi orizzonti a tutti coloro che sono stati colpiti da stroke, lesioni spinali, sclerosi multipla, danneggiamenti del sistema nervoso che impattano sui movimenti. Queste patologie interessano milioni e milioni di persone in tutto il mondo. Partendo da questi studi, il team del Prof. Donoghiu coadiuvato dagli ingegneri ha sviluppato un sistema di chip ed elettrodi che collegato a sofisticati computer interpreta i codici neuronali del cervello e li trasforma in movimento. Per semplificare, queste tecnologie consentono ad un segnale emesso dal cervello di bypassare la parte lesionata e di trasmetterlo, attraverso impulsi che vengono “letti” da un computer, ad un robot esterno.
Su Youtube si trova il video che mostra come Cathy, attraverso queste ricerche, sia riuscita a bere da sola comandando con la forza del pensiero il braccio meccanico del robot che sta davanti a lei e ordinandogli di prendere la borraccia con la cannuccia e di avvicinarla alla sua bocca.
Questi studi danno una speranza di mobilità e di ritrovata autonomia a tutti quelli che oggi trascorrono le giornate alla completa dipendenza degli altri e che non possono usare tutta l’energia che il loro cervello può ancora offrire.