Dialogo interculturale

Baricco, il mondo liquido e i ponti

Baricco, il mondo liquido e i ponti

Alcune riflessioni tratte dall’intervento di Alessandro Baricco al convegno “Building Bridges. Tra le due sponde. L’educazione interculturale all’epoca dei nuovi fondamentalismi”, svoltosi il 26 maggio in collaborazione tra l’Università degli studi di Milano Bicocca e BMW Italia.

“Noi tutti in questa sala – ha spiegato Baricco – ci immaginiamo un mondo dove i confini non dico che non esistono del tutto, ma sono ‘light’, molto leggeri. Siamo istintivamente per un mondo liquido in cui la gente si incontra e le cose si possono scambiare. Noi sogniamo e vogliamo un mondo del genere. L’idea di confine è stata una delle grandi conquiste degli umani dal punto di vista geopolitico (molte persone sono morte per difendere l’idea di confine), ma è stata una conquista psicologica che è costata un sacco di tempo e di intelligenza. L’idea di confine coincide con quella di identità. Senza confine è difficile avere un’identità. L’idea di identità partorisce il confine. Gran parte dell’umanità ha pochissimi strumenti per darsi un’identità. Ha un’idea così flebile da sfiorare la scomparizione”.

 

 

“La nascita delle nazioni nell’Ottocento – ha proseguito Baricco – è stata una straordinaria cura allo smarrimento umano. Noi oggi parliamo di ponti, ma veniamo da un passato fatto di confini. Sciogliere un confine per costruire un ponte e lasciare la gente orfana di un’identità non solo è un gesto inadatto, ma è un gesto che ci si ritorcerà contro. La Grande Muraglia cinese era tecnicamente inutile (i nemici entravano costantemente da tutte le parti) però rappresentava uno strumento, non tanto per tenere lontano il diverso quanto per tenere compatto chi era dentro. Al mondo c’è un sacco di gente che si alza al mattino e non ha un’identità precisa. Queste persone amano i muri e si alzando volentieri con la Grande Muraglia. Non possiamo costruire nessun ponte se ogni volta non mettiamo un mattone di aiuto per coloro che non sono in grado da sé di formarsi un’identità. Se no, li mandiamo allo sbando”.

“Il mondo aperto e liquido – ha poi concluso Baricco -lo vogliono quelli più in gamba e il mondo del business. Se vogliamo un campo aperto dobbiamo costruire i giocatori, prima del campo ed ecco l’importanza del tema dell’educazione. L’interculturalitá non è mai un problema se non quando si presenta come confronto tra poveri e ricchi. Il problema nasce quando l’incontro tra le culture diventa necessario per un’incombenza economica. Dobbiamo deciderci per un’idea di giustizia sociale assai diversa da quella che abbiamo oggi. Quella che abbiamo è arrugginita”.

 

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