“I bambini insegnano che un lavoro non si può fare se non nella giusta maniera e non ci si può mai nascondere dietro la stanchezza”. Dice Federico Meccoli, College di Scrivere ’16 primo anno: “Quella di Fronte del Borgo è un’esperienza che va fatta. Non è sempre semplice, ma alla fine se ne esce con qualcosa di unico in cambio. Lavorare con loro è un buon modo per imparare cosa sia l’unicità. I bambini non fanno sconti, e quando sono soddisfatti sai di aver fatto la cosa giusta; questo scambio è alla base di qualsiasi lavoro fatto con disciplina e ricerca della semplicità, che i bambini posseggono, e che non ha nulla a che vedere con la sciatteria, su cui invece non transigono.
I bambini sono un metro di giudizio della qualità della persona e quindi spesso della qualità del lavoro. Passare un’esperienza con loro significa tenere a mente che bisogna sempre stare sul pezzo, senza mai dare nulla per scontato”.
Giulio Fabroni, suo collega di corso ma nella classe di Cinema, scrive: “La stiva del galeone è ancora tutta buia, ma si intravedono le sagome dei tesori che vi sono stipati. Per la verità, alcuni potrebbero essere solamente cianfrusaglie dall’aspetto ingannevole, ma sarà divertente anche solo indagare.
Far scoprire le cose ai bambini significa scoprirle noi stessi una seconda volta; in fondo, ritrovando in prospettiva uno sguardo che non ti eri accorto di aver perso. Per fortuna si riacchiappa alla svelta. Hai di nuovo a che fare con la pigrizia vera, con i capricci, con le ciance e con i commenti su cartoni animati che ormai non sono più i tuoi. Certe cose non cambiano mai: ad esempio, che fesseria i compiti, ma quando finiscono? Eppure anche far terminare gli esercizi al ragazzino più lamentoso è un gioco di quelli impegnativi. E alla fine del pomeriggio (proprio lui, il pomeriggio, come una volta!) c’è una spossatezza ronzante che ti fa tornare a casa bambinaio e bambino. E arriva il fastidioso interrogativo: ma quant’è che non passavi un pomeriggio a giocare?”.
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