Bentornati in Fronte del Borgo! Anche quest’oggi ci viene a trovare il nostro infiltrato di fiducia, Adriano Pugno, ex studente della Holden e ora parte dello staff. Oggi è andato a seguire una lezione di Comicollage, il corso di Merende Selvagge rivolto a chi vuole imparare a creare un fumetto ma… non sa disegnare.
“Già quindici anni fa avevo la camera piena di Topolini. Il fumetto, intendo. In mezzo, qualche copia di Braccio di Ferro, Lupo Alberto, persino Tiramolla. Che poi li leggo ancora, facendo finta di comprarli per un ipotetico cuginetto: ma mai, quindici anni fa, mi è venuto in mente che in fondo, dall’altra parte, potevo esserci anch’io. Scrivere un fumetto sembra un’impresa impossibile, persino per un bambino di 12 anni! E invece, spiega il docente Francesco Gallo, quello che basta è una matita ben temperata, i colori, un foglio bianco e una storia interessante. Sì, ok, ma chi lo decide che una storia può essere interessante? Secondo Ahmed, un bambino in prima fila, le storie interessanti sono quelle che ci sorprendono. Un po’ come Oceania, la principessa Disney coraggiosa, alla faccia delle belle addormentate. Per fare una storia, ci spiega Francesco, prima di tutto ci vogliono i personaggi. Il protagonista e l’antagonista, quelli li conoscono tutti. Poi c’è il mentore, che aiuta l’eroe ad andare avanti. Come in Ritorno al futuro, dice un bambino. E il mentore cosa faceva? Purtroppo non lo sa, lo ha visto quando aveva cinque anni. Ci vorrebbe la DeLorean, per ricordarselo. La lista si conclude con l’aiutante, che ci fa subito pensare a Robin per Batman, e il mutaforma. No, nessuna trasformazione strana: il mutaforma è un personaggio che cambia il suo comportamento nei confronti del protagonista: che sembra buono ma è cattivo, o viceversa. Come Piton, risponde un piccolo fan di Harry Potter”, appunta Adriano da vero reporter.
“Siamo pronti per cominciare la nostra storia? Bene: per partire, ovviamente, ci vuole una situazione iniziale. Ogni storia, d’altronde, comincia con C’era una volta. C’era una volta Cappuccetto Rosso, in una casetta con la mamma. O magari sul divano a giocare a Call of Duty, suggerisce Francesco. Non bisogna porre limiti, esclusi quelli del foglio. A disturbare la situazione iniziale si presenta la rottura dell’equilibrio. Nella storia di Cappuccetto Rosso, ad esempio, la mamma le propone di andare a trovare la nonna, perché FaceTime, ai tempi, non esisteva ancora… A questo punto iniziano le peripezie. Che parola strana! Ce la spiega Francesco: sono gli imprevisti, le cose che non ti aspetti. L’incontro con il lupo, ad esempio. Si arriva così alla situazione finale, con il lupo che mangia la nonna e Cappuccetto Rosso. In un solo boccone però, senza masticarla, puntualizza un bambino, futuro dentista (o consumatore di alka-seltzer, chi lo sa). Fortuna vuole che arrivi un cacciatore, apra la pancia del lupo e sostituisca la nonna con dei pratici e pesantissimi sassi.”
Questa è la storia, o meglio: una storia. I finali potrebbero essere tantissimi: il cacciatore potrebbe sposare la nonna – o magari la nonna lo potrebbe mangiare, lupo anch’essa. Ma basta con Cappuccetto Rosso, è troppo vintage! È ora di prendere una matita e costruire la propria storia, divisi in caotici gruppi litigiosi. Ehi, fermi tutti: chi mi ha rubato il temperino?
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