Inclusione sociale

Dialoghi (immaginari) con Margherita Restelli

Fronte del Borgo - Scuola Holden

Mio papà ha paura dei serpenti” – “Mio cugino ha paura dei clown”.

Una volta papà stava aggiustando qualcosa e stava accucciato per terra e mi è sembrato un lupo”.

Io conosco una ragazza che ha paura delle mucche” – “Ma sono dolci!” – “Eh, ognuno ha le paure sue”.

Dialoghi, questi, che capita di origliare durante le lezioni in Fronte del Borgo. Soprattutto se a tenere banco c’è Margherita Restelli! Holdeniana, autrice e curatrice di laboratori narrativi, come autrice si occupa principalmente di branded content, costruendo storie su misura per realtà come Google, SAP, Juventus F.C., A.S. Roma.

Margherita Restelli ha vinto il Rome Web Award nel 2015 per la miglior sceneggiatura e l’Ariano Film Festival con Io non sclero, una web series per raccontare la vita insieme alla sclerosi multipla. Ha anche curato la sceneggiatura di Surfers per MTV. I suoi laboratori, invece, intrecciano diversi linguaggi narrativi e si rivolgono ai bambini… sin da quando sono ancora nella pancia della mamma, in alcuni casi!

Margherita qui da noi guida studenti tra i 6 e i 10 anni in terre molto diverse tra loro. Dalle regioni di fiaba alla sceneggiatura. Dalle esplorazioni sensoriali alla sperimentazione col cibo.

A proposito del suo percorso Fantasmi, mostri, lupi e streghe, la docente racconta: «Alla domanda “Di cos’hai paura?”, di solito la prima risposta è “di niente”, una piccola armatura dietro cui sentirsi al sicuro. Allora meno male che esistono le storie: è da lì che comincia l’esplorazione. Pullulano di personaggi della paura: streghe, mostri, fantasmi, lupi. Ognuno dà carne, ossa, peli e corna a paure che altrimenti rimarrebbero senza forma e senza nome, e quindi ancora più difficili da addomesticare. Per prima cosa, allora, in aula osserviamo da vicino i personaggi della paura. Da quelli iconici delle fiabe tradizionali a quelli moderni e irriverenti di Roald Dahl e Henriette Bichonnier. Sono come Virgilio per Dante: permettono di farsi strada nei meandri più oscuri dell’angoscia e uscirne vivi».

Aggiunge Margherita: «D’altronde, al lupo si può tagliare la pancia. E si esce tutti interi. La paura inghiotte ma non annienta. Si può tornare alla luce e ricostruire. Allora, illuminate dalla narrazione, piano piano vengono allo scoperto paure che all’inizio sembravano indicibili: il buio, la solitudine, la morte, il nulla. Come gli scrittori che leggiamo insieme danno forma alle paure attraverso parole e storie, noi ci mettiamo d’impegno con stoffe, crini, pezzi di plastica e di cartone: a ogni paura diamo la sua consistenza. Che sensazione speciale poterla toccare, custodirla nel palmo di una mano. Perché dopotutto l’antidoto migliore contro una paura è guardarla negli occhi e trovare la sfrontatezza di dirle “a cuccia”».

«Proprio come fa Max ne Il paese delle creature selvagge. Prima di iniziare a ballare sfrenatamente, insieme ai suoi mostri».

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