Prosegue la pubblicazione dei progetti premiati nel 2018 nel corso della Quinta giornata interculturale Bicocca in tema di Intercultura con il testo di Ylenia Griggio.
Milano, 24 maggio 2018, 16.30. Corro a scuola: la mia classe del post-scuola mi aspetta. Sono circa 15 bambini dalla prima alla quinta elementare; maschi, femmine, bianchi, gialli, neri, rossi, blu, alti, bassi, lunghi e stretti: insomma i miei super bambini.
Fuori c’è il sole, decidiamo di uscire: vogliono a tutti i costi che gli racconti una storia all’ombra di qualche albero.
Con ancora i pensieri nati dalla Quinta Giornata Interculturale appena trascorsa, decido di raccontare la storia dei bambini Ulisse portata da Luca Attanasio durante il convegno.
Inizio, li vedo attivi e coinvolti, pieni di curiosità e domande. Alcune richieste sono semplici, altre ti spiazzano in un secondo.
Ma ciò che più mi affascina è come queste domande siano innocenti, prive di pregiudizio, solo tanta curiosità e voglia di sapere.
Rispondo, li sostengo in questa ricerca: è proprio da qui che credo sia necessario partire quando parliamo di “pensiero interculturale”.
Pensiero: capacità di pensare, attività psichica e intellettuale attraverso cui l’uomo elabora concetti, strutturato, formato attraverso studi e conoscenze, privo di giudizio ma ricco di nozioni; interculturale: aperto ad una conoscenza ampia, non solo della propria cultura ma anche di ciò che si trova oltre le nostre mura di casa.
Un’intercultura attiva, che conosca e sappia scambiare conoscenze con gli altri. Tutto ciò per poter supportare tutte le curiosità e le domande che le giovani menti ci propongono: saper rispondere dando loro la possibilità di sapere senza giudicare, di capire senza valutare, di arricchirsi in maniera libera.
Partire da loro per far crescere uno sguardo che non abbia filtri giudicanti, ma che invece sappia trovare in ogni persona ed esperienza, una perla di ricchezza da aggiungere al proprio bagaglio. “Perché Kalou, che viene dal Ghana, è il mio migliore amico” dice Giovanni (6 anni, milanese da sempre).
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