Alcuni oggetti stanno sempre davanti ai nostri occhi, e questo ci spinge a pensare che siano da sempre lì, a portata di mano, pronti a soddisfare una nostra esigenza, ma la verità è che alle spalle hanno una storia ben diversa da quello che possiamo immaginare. La sedia, ad esempio, ha uno sviluppo legato a motivazioni ben più assortite del semplice bisogno di riposarsi: è una storia di ostentazione di potere, di separazione sociale, di combinazione di culture lontane e di forme diverse.
Procediamo con ordine. Un suo primo antenato lo si può riscontrare già nell’Antico Egitto, ma come tutti i troni, appunto, più che da un sentito bisogno di sgravare gli arti inferiori dalla responsabilità della posizione eretta, nasceva dalla necessità di porre il sovrano – o comunque qualcuno che fosse vicino all’apice della piramide sociale – un gradino più in alto rispetto a chiunque altro. Questa declinazione poi ha avuto, nel corso della Storia, forme diverse ma sempre simili: nell’antica Roma era dedicato soltanto a re e magistrati, nel Medioevo era esclusiva del clero e dei nobili, e via dicendo.
Quindi, la sedia ha avuto il suo sviluppo come oggetto comune soltanto molto recentemente rispetto alla veneranda età dell’umanità: prima di insinuarsi nelle case di tutti, la sedia più utilizzata era il suolo, o il pavimento. Sedersi per terra – azione che è tuttora conservata da molte culture Orientali, per una connessione viscerale e spirituale con la natura – era l’unica alternativa a un tipo di appoggio che però spesso risultava scomodo e caotico: la panca, che accoglieva e ammassava più persone, e costringeva a sedere senza poter posare la schiena, e spesso era talmente massiccia da essere collocata di fronte al camino e non essere mai più spostata, nemmeno per i pasti (era il tavolo da pranzo ad essere avvicinato, e non viceversa).
Di conseguenza, una volta superata la concezione per cui soltanto sacerdoti e principi meritavano di sedersi comodi – e singolarmente – la sedia è diventata a tutti gli effetti diretta espressione del nostro desiderio di poter riposare da testa a piedi. Da questo momento, un ingrediente fondamentale, il design, ha potuto arricchire i suoi connotati: se prima doveva esprimere soltanto sfarzo, potenza, e autorità, ora è libero di esplorare le possibilità del comfort, pur conservando la sua innata dedizione alla bellezza. Va da sé che ogni popolazione, con le proprie caratteristiche e tradizioni, ha sviluppato le proprie forme più congeniali, facendo di questo ingrediente un vero punto d’incontro tra culture: un bacino di raccolta di somiglianze e differenze, di colori e materiali, di proporzioni e strutture, di estetica e ingegno – per tornare alla Storia, basti vedere un antenato del Quattrocento, la cui conformazione derivava dalla combinazione della sedia romana Sella Curulis e di quella da campo araba. Oggi soprattutto, tutto questo è libero da ogni discriminazione: l’unico scopo, finalmente, è quello di stravaccarsi nel modo migliore possibile, magari anche sentendosi un po’ fighi nel farlo.
Insomma, gli oggetti – soprattutto quelli che ci sono più utili – sono estensioni di noi: del nostro pensiero, del nostro desiderio, del nostro immaginario, del nostro sguardo sul mondo. E noi siamo gli oggetti che produciamo, o acquistiamo; dietro una semplice sedia, dopotutto, si nasconde una verità che abbraccia l’umanità intera: siamo tutti seduti sulla stessa terra, e vogliamo farlo nel modo più favorevole possibile, e al contempo unico, per lasciare una traccia della nostra capacità di migliorarci la vita – anche con un certo stile.